Nasce in Iran, cresce sul lago di Garda e si trasferisce (senza un vero perché) ad Alessandria dove vive dal 1992. Artista che si divide tra poesia, teatro, cabaret, musica e pittura.
Debutta nel 1991 con uno spettacolo di poesia e musica dal titolo “poesia ‘n’ roll”, esibendosi sul territorio piemontese e lombardo.
Dal 1991 ad oggi scrive, recita e suona soltanto in spettacoli creati dalla propria mente malata (8 spettacoli per l’esattezza!). Percorre strade artistiche contrastanti, si autoinfligge regole artistiche per il puro gusto di infrangerle. Dorme, talvolta, nella propria cuccia rimpolpata con oltre 1000 poesie… altre volte ulula alla luna i propri colori con quadri che continuano a fissarlo senza mai dargli tregua.
Si pone delle domande… tantissime domande… solo per il gusto per lasciarle senza una risposta.
Si prodiga da anni nel cabaret nei locali milanesi e torinesi e si vanta di essere stato più volte cacciato in malo modo dal palco dello “zelig”. (Strangers in the night)
Finalista di parecchi concorsi di cabaret a livello nazionale riesce a non vincerne nessuno!
Pensa ogni giorno, seriamente, a cosa fare da grande.
Da LA STAMPA – 10 0ttobre 2012 (Giovanni Barberis)
Si chiama Omid Maleknia, è nato a Teheran ed è uno degli ospiti fissi che (specie di venerdì) spopola al Segreto Lunge Bar di via Scalise.
Fa del cabaret surreale creando personaggi mezzi kamikaze e mezzi terroristi che hanno paura degli esplosivi e che portano le bretelle al posto della cintura-bomba.
Una buona dose di surrealismo deve essere indispensabile per un cabarettista iraniano in mezzo alle risaie.
Non dovete essere in molti,dalle nostre parti.
«Credo di essere l’unico. Ed in Europa conosco solo un paio di artisti che fanno que-sto mestiere, e vivono in Inghilterra. Io sono arrivato qui con la famiglia subito do-po la rivoluzione iraniana del ’79 e ho frequentato le scuole in Italia. Mi sono laureato in scienze dell’informazione ed ora sono il dottor Jekyll-Maleknia che di giorno lavora all’HP come consulente e mister Hyde-Omid di notte, quando mi lancio nel cabaret. Ho cominciato a fare spettacoli alle scuole superiori per mantenermi agli studi e ho perseverato anche dopo».
Ma il pubblico si stupisce che lei sia iraniano?
«La gente alla fine dello show viene ancora a chiedermi: “Ma tu sei veramente iraniano?” Evidentemente non crede che un iraniano possa far ridere».
Stupiscono gli argomenti?
«Quando sul palco dico che un iraniano trova lavoro da McDonald’s e diventa un terrorista perché a forza di far mangiare hamburger alla gente, dopo anni finisce col fare una strage di innocenti, ovvio che scherzo. Oppure quando racconto che come straniero rubo il lavoro ad un italiano o che ho sposato un’italiana rubandola ad un italiano mentre da musulmano potrei averne 4, di mogli, ma una mi basta anche per non sobbarcarmi quattro suocere: anche questa è una battuta. E quando dico che mi spavento perché sento un kamikaze in me, è la stessa cosa…».
Certo non è una strada semplice…
«Non lo è. Un esempio? Frequentavo i laboratori di Zelig per stranieri “Strangers in the night”. Scrivevo cose ironiche anche su argomenti tragici e gli autori me li censuravano. “Devi far ridere senza spaventare la gente, dicevano”. E allora ho cominciato col dire che arrivavo dalla Persia perché la Persia fa meno paura dell’Iran. “Bella! Peccato che non la capisca nessuno”, ribatterono quelli di Zelig».
Lei scrive anche poesie e dipinge. Quale sarà la sua meta finale?
«Dipingo, ma solo nella notte tra il venerdì e il sabato. Sto lavorando ad uno spettacolo intitolato “Io ho paura (ma non soffro di vertigini)” e forse qui a Vercelli, terrò un laboratorio di cabaret e poesia».